Spazi, scenari e situazioni, talvolta paradossali, si moltiplicano nella poetica propensione di Chinnici, trasformando il percorso del suo vissuto in un magico labirinto, in cui è difficile perdersi, perché Diego Celi ha la rara capacità di prendere virtualmente per mano il lettore e trasportarlo, nel proprio modo di rivivere molteplici sensazioni di due vite, in un percorso talvolta parallelo e altre volte in totale contrasto, in cui l’Arte prevale e concorre ad appianare ogni ostacolo virtuale e non. Una girandola di colori vivaci che contribuisce spesso a ricucire piccoli e grandi dissidi familiari che, come scintille, si alternano tra padre e figlio, provocando piccoli cataclismi generazionali generati da problemi a volte non risolti che restano eternamente sospesi e in un’alternarsi confuso di sentimenti, di domande prive di risposte adeguate e convincenti, e di lunghi silenzi. Un gioco rituale e genetico che, nella storia del tempo, ha seminato un’infinità di svariate varianti in un percorso emblematico di incomprensioni familiari e artistiche, in cui l’Arte e la grande passione per la stessa finiscono per colmare ogni pretestuosa divergenza con la forza dell’amore.
Dalla prefazione di Josè Van Roy Dalì