Il nome di Milena Milani, eclettica artista savonese scomparsa nel 2013, lega come un filo rosso le pagine di questo racconto, su di esso se ne costruisce la trama e con esso nasce e finisce, con un colpo al cuore.
Una presenza quasi nascosta, simbolica e reale, che assume in sé i valori dell’arte e la realtà dell’essere, le lotte per la liberazione delle donne e il concetto di un’arte aperta a tutti.
L’autore non incontrerà mai la persona che si identifica con quel nome, ma da essa riceverà la spinta a proseguire nella sua ricerca artistica, da lei sarà adottato come figlio d’arte e parlerà di lui nei suoi scritti, veicolandone il messaggio artistico lanciato con l’idea del Museo delle mattonelle, inviterà altri a partecipare alle mostre che annualmente si tengono in quel di Gala Barcellona P.G. (ME), lo terrà nel numero dei suoi amici artisti che hanno fatto la storia della letteratura e dell’arte nostra (da Ioppolo, a Guttuso, da Migneco a Cattafi), che una giovanissima Milani ha conosciuto e frequentato a Milano.
Le telefonate e gli scambi epistolari tra la Milani e Abbate evidenziano l’umanità, la passione e la chiarezza di pensiero insita in ogni (grande) artista che, in quanto tale, si fa umile maestro di chi vuole seguirne la via.
E Abbate ne è rimasto affascinato ed oggi è più consapevole e felice di essere stato scelto e può ricordare a se stesso, forse con più grande emozione di un tempo, che anche lui aveva fatto un giorno una scelta e che la persona scelta - la nostra persona - gli aveva confessato di essere orgogliosa di essere stata scelta da lui per contribuire al Museo delle Mattonelle.
La corrispondenza di sentire e di fare, così rara nei nostri tempi avversi e oscurantisti, è il canto elegiaco di questo libro che consta di una parte narrativa e di una fotografica, che sono tecnicamente separate, ma idealmente unite e l’una fa luce all’altra.
Lo stile di Abbate è discorsivo e piano, talora vivacizzato da accenti ironici e battute fulminanti, altre volte meditativo e riflessivo, talora mosso e qualche volta attraversato da note di malinconia.
Tale varietà di toni rispecchia - naturalmente - il carattere dell’uomo e dell’artista Abbate che, sorretto da una grande curiositas, progetta ed opera con originalità e lungimiranza, facendo del suo “Epicentro” di Gala il vero centro di cultura di Barcellona, “isola nell’isola”.