Novara d'arte

Il grande desiderio di mostrare al pubblico una selezione rappresentativa dei tesori di Novara di Sicilia ha creato i presupposti per la stesura di questa pubblicazione; una nota, certamente, senza presunzione di completezza, viste la varietà e la consistenza sostanziale del patrimonio culturale novarese. Lo studio così concepito, nelle intenzioni dei due autori, si è limitato ad alcuni beni mobili ascrivibili alla collezione diocesana. La si consideri un primo tentativo, che si auspica non resti isolato, di raccogliere una cospicua parte di questa ricchezza, costituita dalle arti figurative e suntuarie, e di “codificarla” pubblicamente in una prospettiva di valorizzazione ovvero di interpretazione della Novara d’arte. Il sentiero è quindi segnato, ancorché la pretesa di esaustività non sia completamente esaudita nella compilazione della schedatura.

Milita, tuttavia, la forte volontà di presentare alcune singole manifatture d’arte, renderle parte integrante ed “emersa” di una eredità, non autoctona, ma nel contempo indissolubilmente legata alla comunità novarese. Sia utile, allo stato dei fatti, quanto rappresentato in questa trattazione, vieppiù di grande rilevanza, a dimostrazione della presenza sul territorio di opere d’arte riconducibili a un “lessico” artistico importato, mirato a una propaganda di status e potere avviata dalla committenza. Tra i reperti descritti nel testo sono anche citate alcune delle reliquie portate da Sant’Ugo, abate cistercense, nel suo lungo viaggio alla volta di Novara, oggetti di forte valenza spirituale e religiosa. Allorché fu necessario un forte messaggio cristiano rivolto alla comunità, la cultura materiale, mediante il potere emanato dall’immagine, riusciva a “impressionare” il recondito patrimonio dell’anima dei fedeli assetati di prodigi e rituali salvifici. In questo articolato e complesso scenario, tra immagine e forma, Novara di Sicilia esibisce la grande bellezza del proprio patrimonio che diventa cosi radicale testimonianza avente valore di civiltà.

Nell’avviarmi a concludere e lasciare il resto alle pagine di questo libro sento di ricordare  il nostro compianto don Enrico Ferrara, attento e intelligente osservatore del patrimonio diocesano novarese.

Si deve a Padre Enrico e alle tracce della sua opera di valorizzazione il cammino segnato con il quale ha inteso presentare e rendere fruibile l’arte sacra novarese a un attento pubblico di appassionati.