Castroreale: storia e lingua

Le parole sono come le note musicali: ogni nota ha un suo suono ma solo dall’armonia del loro intreccio scaturisce la musica. Ma se alla base della musica-lingua non vi fossero le solite note del linguaggio burocratico e mediatico, ma parole recondite, non cristallizzate in libri di scuola, vibranti e fluttuanti nell’aire di un territorio dalla storia millenaria, che musica si otterrebbe? Un melodioso basso continuo che, dal momento dell’insediamento dell’uomo nell’isola di Sicilia, continua a vibrare arricchendosi di armonie.

Questa melodia è costituita dalla lingua parlata in un territorio ben preciso della costa nord orientale dell’Isola cui Ennio Italo Rao dedica un attento lavoro di ricerca. Convinto che le lingue siano i mattoni delle civiltà, egli studia la lingua parlata nel territorio, analizzandone tutte le sfumature e le coloriture.

Da una tale analisi ne viene fuori un interessante studio sui vocaboli, sui costrutti sintattici, sulle regole grammaticali e sui detti del luogo che di esso sono manifestazione. Nella disamina di questi elementi, il lettore entra in contatto con un mondo bucolico e “genuino”, distante dalla forte globalizzazione linguistica nell’ultimo secolo accentuata dall’operato dei mezzi di comunicazione di massa.

In particolare, il lettore del luogo scopre di essere il “madrelingua” di una lingua antica, fondamentalmente latina, ma al contempo greca, francese, castigliana, catalana, araba, provenzale, normanna.

Egli apprende che la lingua non è il solo mezzo con cui scambiarsi idee, informazioni e opinioni, ma rappresenta il modo di essere dell’uomo, il riassunto “parlato” della vita di decine di generazioni.